L’addetta alle pulizie come ogni sera, entra nel lungo corridoio dove si trovano le gabbie, come ogni sera, nel momento in cui apre la porta, sente il suo odore, in mezzo a decine di altri, a puzza di sudore piscio e merda, il dolce profumo della sua amata sovrasta tutti gli altri, come ogni sera il cuore gli si ferma in petto, per poi ripartire a velocità accelerata.
Come ogni sera pulisce in fretta il corridoio, per poi fermarsi di fronte alla cella numero 23, quella dove é tenuto prigioniero il suo unico immenso amore. Come ogni sera resterà in silenzio ad osservarla chiusa nella sua cella.
Ingiusta Prigioniera.
Meraviglioso essere.
Come ogni sera si ferma a pochi passi dalle sbarre, la osserva in silenzio, muoversi avanti e indietro, una strada che non porta da nessuna parte, un cammino senza meta, in un infinito ritorno, passi su passi, in una piccola e buia cella, la fissa e la sua amata fissa lei.
Sa di non potersi avvicinare di piú, sa di essere osservata, ci ha provato una volta, e nel momento esatto in cui ha toccato le sbarre, la sirena d’allarme é scattata, in pochi secondi due guardiani erano già li… la avevano bloccata e allontanata.
Hanno minacciato di licenziarla, che nessuno a parte i guardiani possono avvicinarsi alle celle, ne tantomeno toccare le sbarre, da allora se ne sta li, per ore, parlando con la sua amata, tutti sanno, tutti lo tollerano, d’altronde non fa nulla di male.
Le guardie addette alla sorveglianza scommettono ogni sera su di lei, convinti che prima o poi tenerterá di nuovo a toccare le sbarre.
Ma come ogni sera arrivata alla fine del suo turno… saluta la sua amata con un inchino, si volta e va via.
Ma non questa.
La timida silenziosa custode ha un piano diverso per questa sera.
«Il giorno è giunto- dice rivolta verso le sbarre - oggi tu sarai mia e io sarò tua, da ora e per sempre.»
Nella semi oscurità, la sua amata si avvicina verso di lei, si muove lenta a sinuosa, senza fare alcun rumore, si ferma a un passo dalle sbarre, si siede, fissa dritto negli occhi la nuova venuta, apre la bocca in una specie di sorriso, i bianchi denti scintillano alla luce fioca del corridoio.
«Tra poco potrò, finalmente, aprire questa porta, finalmente potrò toccarti con le mie mani, accarezzarti, sentirti mia. Son innamorata di te fin dal primo momento che ti hanno portato qui… ricordo che era inverno… ricordo che il sole splendeva alto e caldo. Eri addormentata, incatenata e chiusa in una gabbia, vedevo il tuo petto muoversi su e giù, ritmico, mi sono avvicinata a te come in trance, il tuo odore mi ha travolto come un fiume in piena, non riuscivo piú a pensare, il cuore sembrava dovesse uscirmi dal petto, non sono riuscita a resistere, dovevo toccarti… ho infilato una mano tra le sbarre e ho poggiato un dito su di te… non dimenticherò mai quella sensazione… eri morbida… liscia… calda… un brivido mi attraversa OGNI VOLTA CHE RIPENSO A QUEL MOMENTO, una delle guardie mi ha tirato via con forza, mi ha detto che ero una pazza, che anche se addormentata non c’era da fidarsi, che avevi ucciso molti uomini, che lo avresti rifatto senza scrupoli… che eri una pericolosa bestia feroce, ma io non gli ho mai creduto, ti hanno rinchiuso qui per la tua bellezza, la tua forza, la tua indipendenza. Cosa ne possono sapere loro, cosa ne possono sapere tutti? Io lo so… l’ho sempre saputo… io sono nata per incontrare te… per donarti tutta me stessa… voglio essere tua… totalmente tua… fino alla fine… voglio essere dentro di te… per sempre.»
Una sirena di allarme scatta, dalle altre gabbie iniziano a arrivare urla, versi do ogni tipo, si sentono corpi sbattere contro le sbarre, ma ne la custode, ne la sua amata seduta nella penombra, si muovono.
Continuano a fissarsi, immobili, indifferenti al trambusto che si é scatenato intorno a loro.
«La guardia di notte si é già svegliata, peccato… dovrò affrettare i miei preparativi, avrei voluto restare piú a lungo qui a parlare con te- comincia lentamente a spogliarsi - abbiamo condiviso tanto in questi anni… anni passati ad osservarti, a desiderarti, mia ossessione, mia irraggiungibile luna nel cielo. Ho passato ogni giorno a cercare un modo di eludere la sorveglianza, per poter finalmente aprire questa porta, queste sbarre di ferro che mi separano dal mio cuore. Ho studiato i movimenti delle guardie, gli orari, dove tengono le chiavi e infine ho scelto il giorno migliore. E quale miglior giorno del Natale? sorveglianza al minimo, struttura chiusa al pubblico. E come unico addetto alla sicurezza il giovane Martin, assunto da poco, pacifico e tranquillo, é stato facile per me dargli un colpo alla testa e metterlo fuori uso. Mi dispiace averlo fatto, ma era l’unico modo per poter essere qui solo con te. Credevo avrebbe dormito di piú, ma non fa differenza, ho io le sue chiavi… comprese quelle di emergenza… gli ci vorrà un po ad aprire la porta.»
Si sente battere sulla porta, il custode si volta.
«Daniel… danielllllaaaaa… non fare pazzie… lo so cosa vuoi fare… non aprire quella porta… ti uccidere senza nessuna pietà… dani… mi senti? Io corro a prendere le chiavi di emergenza… non fare sciocchezze ti prego.»
Rumore di passi che si allontanano.
Il custode sorride, si compiace della perfezione del suo piano che va oltre le sue previsioni, l’inesperta guardiano non si é reso conto che le chiavi di scorta le ha lei, prima di capire che deve usare il piede di porco per forzare la porta, passeranno ancora preziosi minuti, che gli daranno il tempo di assaporare ancora di piú il momento in cui si unirà a lei, l’attesa é parte del desiderio.
«La fortuna é con noi mia amata, mi concede ancora qualche attimo, posso finire di spogliarmi senza fretta»
Quando é completamente nuda si avvicina alla porta, infila la chiave e con l’altra mano prende una delle sbarre, senza sentire nessun suono lei e di fronte alle sbarra, gli lecca la mano, fa uno strano verso, un misto tra un ringhio e verso di piacere… corre verso il fondo della cella, scopare nell’oscurità.
Daniela apre la porta, indietreggia lentamente, si mette in piedi in mezzo al corridoio con le braccia allargate, ha il cuore che le bette forte, trema, la sente respirare davanti a lei nell’oscuritá, ferma in fondo alla stanza… nel punto più buoi… nera come la notte… si vedono i suoi occhi gialli… i suoi denti bianchi… risplendono… scintillano nella semi oscurità.
Restano li immobili per un tempo infinito, la sua amata decide di muoversi solo quando sente voci provenire da fuori, hanno iniziato a forzare la porta, in pochi minuti saranno li… si avvicina lenta, un passo dopo l’altro… esce nel corridoio… il suo manto nero risplende e scintilla come seta nera… la sua coda si muove come un serpente.
Gira intorno a Daniela che resta immobile in quella posizione senza dire ne fare nulla, non vedeva un essere umano tanto da vicino da tanti anni, annusa il suo odore.
La morte nera, come la avevano ribattezzata i contadini della parte dell’Africa in cui era nata, pantera nera c’è scritto sul cartello dorato fuori dalla sua gabbia, nello zoo dove é tenuta prigioniera, dove é rinchiusa da 3 anni, da quando é stata catturata da un gruppo di guardie forestali.
Aveva ucciso diversi uomini ed era diventata un problema per la sicurezza del parco nazionale dove si trovava il suo territorio. A dire il vero le sue vittime erano tutti cacciatori di frodo, entrati illegalmente nel territorio del parco nazionale, la letale e implacabile pantera nera, ne aveva soppressi davvero tanti.
Arrivavano per cacciare, venivano cacciati, il piú forte mangia il piú debole…
é questa la legge della natura.
La legge degli uomini per é tutta altra cosa, se un uomo uccide 100 animali, é un grande cacciatore, se un animale uccide un cacciatore, é una bestia assetata di sangue.
Non era stato semplice prenderla, la morte nera era molto intelligente, ci sono voluti giorni e molti uomini impiegati nelle ricerche, ma alla fine c’é l’avevano fatta, per quanto forte e scaltra, l’essere umano resta comunque l’essere piú pericoloso e spietato
dell’intero regno animale.
Li lavorava e lavora il custode degli animali, Martin Makask un uomo di 30 anni, solo fin da bambino… orfano di madre e padre, molto solitario e silenzioso, parla e ride solo con gli animali in gabbia, allo zoo lo prendono tutti in giro.
Ma a lui non importa, lui dice, o almeno lo dice spesso ai suoi animali, che
«Gli uomini non ascoltano, gli uomini sono egoisti e cattivi e la cosa peggiore é che godono della loro perfidia… guardate voi… rinchiusi in minuscole gabbie… prigionieri senza colpa… maltrattati… torturati… solo per il piacere di noi stupidi umani. Voi non siete così, voi non fate del male senza un motivo, neanche il piú feroce di voi… cacciate per nutrirvi… attaccate per difendervi… mentre noi lo facciamo per sport… come si può definire uno sport uccidere un essere indifeso e spaventato a colpi di fucile? E non per mangiarlo, ma solo per tagliargli via la testa ed appenderla ad un muro. Ma voi non siete così, nei vostri occhi non vedo cattiveria, non vedo perversione… volete solo essere liberi… volete solo essere felici. L’essere umano é troppo ottuso e cattivo, non ascolta mai quello che tu dici, concentrato su se stesso. Voi no… voi mi ascoltate… voi mi capite… voi siete i miei amici… la mia famiglia.»
E in effetti sembra davvero che in qualche modo riesca comunicare con gli animali dello zoo, riesce a calmarli quando sono agitati, può avvicinarsi alle gabbie dei leoni, tigri e ogni altro tipo di predatore, senza che non una volta nessuno di loro abbia cercato di aggredirla.
Il giorno in cui la pantera viene portata allo zoo, lei stava seduta davanti alla gabbia di un gorilla a raccontargli quello che aveva fatto nella sua ultima vacanza in Africa,
ci andava ogni volta che poteva, adorava vedere gli animali liberi di correre e vivere le loro vite in pace… stava dicendo al gorilla che in un parco aveva visto dei suoi simili…
che gli aveva porto i suoi saluti e loro ricambiavano… il gorilla annuiva a batteva le mani…
come se capisse ogni parola.
Quando sente la sua presenza dietro di lei, scattò in piedi, si voltó, corse verso la sua amata. La sua ossessione da quell giorno e per sempre.
Ma questo é passato, questo non ha nulla a che fare con qui e ora.
Ora sono solo loro.
Ora le regole del mondo… ne quelle degli umani, ne quelle animali, hanno importanza.
Ora sono solo due amanti.
Uno di fronte all’altro.
La pantera nera e la timide custode.
Ora sono liberi di realizzare il loro sogno d’amore, il loro ultimo estremo sacrificio.
Ora sono unghia e denti.
è sangue e sudore.
Lacrime e grida.
Risate e urla di piacere.
Fino alla fine…
fino all’ultimo respiro…
fino a diventare una cosa sola…
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